Gli allevamenti sarebbero costretti a chiudere a causa della mancanza di domanda.
Una piccola parte degli animali verrebbe trasferita in strutture capaci di accudire gli animali al di fuori da logiche di sfruttamento e produzione. Il numero di animali “salvati” in questo modo dipenderebbe dalla quantita’ e dimensione delle strutture disponibili (che nel caso in cui tutti diventassero vegani, sarebbe molto maggiore di quanto non sia oggi)
I rimanenti animali verrebbero uccisi e macellati; la carne derivata verrebbe venduta a prezzi bassissimi o distrutta, come sempre accade quando un’attivita’ commerciale e’ costretta a chiudere a causa di cambiamenti nel proprio mercato di riferimento. Ovviamente la colpa di questa uccisione di massa non sarebbe certo da imputarsi ai vegani, ma ai consumatori di prodotti animali e agli allevatori che – ricordiamolo – li avrebbero uccisi comunque
Con la chiusura degli allevamenti, cesserebbero anche le pratiche di riproduzione forzata degli animali, con due importanti conseguenze:
La sofferenza inflitta agli animali non si propagherebbe alle generazioni successive, cioe’ ad un numero incalcolabile di animali (ne vengono uccisi per l’industria della carne milioni ogni giorno: https://www.animalequality.net/food). L’interruzione di questo ciclo di riproduzioni forzate e sofferenza e’ la raison d’être stessa del rifiuto da parte dei vegani di consumare prodotti di origine animale.
Il numero di animali domestici presenti sul pianeta diminuirebbe drasticamente, portando le percentuali a valori piu’ fisiologici e “naturali” per il nostro pianeta (attualmente, a causa dell’allevamento, gli animali da allevamento costituiscono il 60% di tutti i mammiferi presenti sul pianeta, e il 70% degli uccelli presenti sul pianeta sono polli o galline da allevamento, fonte: http://www.pnas.org/content/115/25/6506)
La produzione di cibo per consumo umano aumenterebbe, con un consumo piu’ efficiente di risorse.
In questo studio si discute come l’adozione di uno stile di vita vegano negli USA porterebbe ad una capacita’ produttiva tale da poter nutrire la popolazione corrente degli USA (327 milioni di persone), piu’ ulteriori 350 milioni di persone (fonte: http://www.pnas.org/content/early/2018/03/20/1713820115)